Strategie per la memoria. Oltre i falsi miti
“Ho una pessima memoria, non ricordo neanche cosa ho mangiato ieri”
“Ho ripetuto la lezione cento volte, non mi entra in testa!”
Ti è mai capitato di dire frasi del genere?
Conoscere la tua memoria ed i suoi meccanismi può aiutarti a trovare nuove strategie per risolvere questo problema.
Innanzitutto può essere utile sapere che non esiste un solo tipo di memoria e che bisogna utilizzare approcci differenti in base alle nostre esigenze.
La prima grande distinzione è tra memoria a breve termine e memoria a lungo termine: la prima mantiene al massimo nove elementi per circa un minuto, la seconda invece è un enorme magazzino che può contenere infinite informazioni per un tempo potenzialmente illimitato.
A questo punto possiamo subito sfatare un mito: ripetere migliaia di volte la stessa informazione è inutile se vogliamo ricordarla per molto tempo, poiché la ripetizione è un meccanismo che funziona solo con la memoria a breve termine! Ricordi quando la maestra della scuola elementare ti costringeva ad imparare lunghissime poesie ripetendole per interi pomeriggi, dicendo che in questo modo la tua memoria sarebbe migliorata? Ecco, non funziona affatto così.
Se davvero vogliamo ricordare un’informazione a lungo termine, ciò che occorre sono pochi elementi ma per nulla banali:
Prestare attenzione è il primo passo, in quanto essere focalizzati garantisce il giusto grado di attivazione del nostro cervello. Per alcuni può essere utile tenere le mani impegnate con oggetti morbidi o stimolanti, in modo da tenere a bada quella parte della mente che tende a vagare e combattere lo stress generato dalla situazione.
Man mano che ci approcciamo al materiale da imparare, è necessario organizzare sin da subito le informazioni, poiché la memoria è come un archivio pieno di cassetti: più sono in ordine e più facilmente saprai dove catalogare e dove cercare ciò che ti serve. Ognuno può provare diverse strategie e trovare quella più adatta a sé. Ti trovi più a tuo agio con le informazioni scritte? Crea una legenda con i colori per catalogare i vari dati. Preferisci cogliere il concetto nella sua globalità con una rapida occhiata? Crea mappe concettuali che seguano il tuo flusso di pensiero. Se invece prediligi l’udito, prova con i programmi di sintesi vocale, con video esplicativi o conversando sull’argomento.
Qui arriva la parte divertente: la memoria a lungo termine adora le associazioni, per cui prova a creare storie bizzarre con le informazioni a disposizione. Questo gioco andrà a coinvolgere le aree più profonde del nostro cervello, quelle legate all’emotività, creando maggiori connessioni tra i neuroni. In particolare le storie che vengono ricordate meglio sono quelle che hanno una connotazione negativa. In alternativa, chi è dotato di un buon senso dell’orientamento può provare a legare i singoli concetti a degli oggetti oppure a degli edifici presenti in luoghi che conosce bene, immaginando poi di camminarci e visualizzare in ordine le informazioni che aveva legato.
È fondamentale comprendere tutte le parole contenute in quel concetto. È per questo che spesso non riusciamo ad imparare a memoria.
Importante è anche raccontare quanto appreso a più persone possibili, in modo sempre diverso, perché verbalizzare le informazioni e rimaneggiarle ci aiuta a comprenderle meglio, a trovare nuovi collegamenti ed a mantenere vive le sinapsi che custodiscono quei ricordi. Ciò non va confuso con la ripetizione, che è un atto passivo e che, come abbiamo detto in apertura, non è un meccanismo della memoria a lungo termine.
Da non sottovalutare sono gli apprendimenti procedurali, ossia imparare qualcosa facendola, senza neanche rendersene conto. Per i bambini e gli anziani l’apprendimento procedurale è spesso l’unica via, in quanto il divertimento coinvolge gli aspetti emotivi. Gli apprendimenti procedurali rimangono per tutta la vita, basti pensare che queste informazioni sono le ultime a perdersi nei soggetti con demenza di Alzheimer. Un esempio è l’andare in bicicletta, procedura che una volta acquisita non si dimentica più.
E tu, come valuti la tua memoria? Quali strategie usi o potresti utilizzare?
Centro Pathos ringrazia la collaboratrice Maria per la stesura dell’articolo.
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