Spirituale
GLI ANIMALI VANNO IN PARADISO?
Parafrasando un detto rabbinico “Dio avrebbe dato precedenza agli animali per poter ricordare agli esseri umani, quando questi tendono a montarsi la testa, che i moscerini sono venuti al mondo prima di loro”.
Secondo i dati forniti dal quotidiano Il Sole 24 Ore in un articolo del 5 marzo 2021, nel 2020 abbiamo assistito a un boom di acquisti o adozioni di animali domestici, preferibilmente a quattro zampe. Infatti, in Italia, durante o appena dopo il lockdown, sono stati 3,5 milioni i cittadini che hanno comprato un animale e sul fronte delle adozioni abbiamo assistito a un incremento del 15 per cento.
Per gli amanti degli animali avere un animale domestico significa avere qualcuno che ti accoglie con calore appena torni a casa, che ti strappa un sorriso nei momenti più tristi, che ti fa sentire amato con quegli occhioni dolci che ti fissano e sembrano dirti “per me sei l’unico al mondo”.
Questa benevolenza verso gli animali è in accordo a quanto leggiamo all’interno del Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 2416:
“Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali”.
E continua al numero 2417-2018:
[…] Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi […] si possono amare gli animali, senza però farli oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone.
Quest’ultimo passaggio è importante perché, sebbene la Chiesa ci inviti a rispettare gli animali donando loro affetto e amore, dobbiamo comunque non mettere sullo stesso piano questo affetto con quello che si potrebbe donare, per esempio, a un figlio o a un genitore. Forse, proprio alla luce di questa confusione che alle volte nasce nei proprietari degli animali, possono sorgere domande del tipo: “rivedremo i nostri cari amici animali? Saranno con noi in paradiso?”.
Qual è il pensiero della Chiesa?
Innanzitutto, diciamo subito che nella Sacra Scrittura non troviamo nessun riferimento che ci consente di parlare di anima immortale per gli animali. In Genesi 2,18-20 troviamo scritto che dopo aver dato agli uomini tutti gli animali perché gli fossero di aiuto, non si trovò uno che fosse simile a lui. A quel punto Dio creò Eva, che non fu tratta dalla terra ma dal costato di Adamo, il quale riconoscerà subito in Eva la perfetta parità. L’uomo, infatti, solo nel suo simile riconosce se stesso e riceve sostegno.
Il racconto di Genesi continua specificando che Dio soffierà solo sull’uomo il suo alito di vita.
Su tale azione di Dio, il 10 gennaio 1990, il santo pontefice Giovanni Paolo II si soffermò chiarendo che “non sono l’uomo ma anche gli animali hanno un soffio divino” intendendolo come uno spirito simile al soffio e dunque allo spirito di Dio. Quindi, secondo san Giovanni Paolo II anche gli animali, in qualche modo, ricevono il soffio divino aprendo le porte dell’eternità anche a loro e confermando quanto già qualche anno prima aveva affermato un altro santo papa, ovvero Paolo VI: “gli animali sono la parte più piccola della Creazione Divina, ma noi un giorno li rivedremo nel Mistero di Cristo”.
Anche papa Francesco si accoda a queste posizioni dichiarando, in una catechesi del 26 novembre 2014 che aveva come tema la vita oltre la morte, che la “la Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio”.
Se andiamo un po’ più indietro nel tempo interessante è anche il pensiero di San Tommaso d’Aquino, frate domenicano e grande dottore della chiesa cattolica vissuto tra il 1225 e il 1274, il quale sostenne che gli animali esistono nella mente di Dio e tale esistenza è eterna. Quindi, secondo questo grande teologo e filosofo, gli uomini che andranno in paradiso contempleranno questa mente di Dio, ovvero la Sua gloria, e per questo motivo potranno vedere tutto ciò che Dio ha creato, e quindi anche i nostri animali, in tutto il corso della loro esistenza, anche nelle relazioni che hanno avuto con noi, in rapporto al piano salvifico di Dio, perché anche per mezzo di loro si è manifestata la provvidenza di Dio nei nostri confronti.
Alla luce di queste riflessioni, possiamo affermare di aver capito la posizione della chiesa? Purtroppo, no. Infatti, non tutti seguono queste riflessioni che portano a un’apertura dell’eternità anche per gli animali. Per esempio, Benedetto XVI il 14 gennaio 2008 nella Cappella Sistina, affermò che “le altre creature non sono chiamate all’eternità e che la loro morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra”.
La risposta alla nostra domanda dunque rimane un mistero, che scopriremo solo morendo…