Gli strumenti emotivi dello psicologo: l’Empatia. Scopriamo il suo vero significato.
Negli ultimi anni la parola “empatia” è stata usata ed abusata in ogni suo significato. Proprio come qualche anno fa è successo alla parola “ansia”, da qualche anno l’empatia è sulla bocca di tutti, complice anche l’influenza dei social. Sulle diverse piattaforme si trovano diverse definizioni del termine che ci portano ad identificarci con esso. Ma in realtà le definizioni che girano non sempre corrispondono al vero significato dell’empatia. Quante volte ci è capitato di leggere “sono una persona empatica, lo capisco se mi stai mentendo!” o “Noi empatici siamo persone molto sensibili, fai attenzione a come ci tratti” e le abbiamo condivise rispecchiandoci in queste definizioni. Ebbene, queste frasi non rispecchiano per niente il vero significato del termine.
L’empatia non è un super potere che ci permette di poter leggere nella mente dell’altro per capire se ci sta raccontando una bugia e non è nemmeno una sensazione capace di influenzare il nostro stato d’animo così dal profondo, anzi è proprio l’opposto!
Ma andiamo con ordine:
Cosa è (davvero) l’empatia?
La parola deriva dal greco e significa letteralmente “sentire dentro”. Secondo la definizione del Treccani: “In Psicologia, in generale, la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza il ricorso alla comunicazione verbale”.
Da questa definizione possiamo quindi notare, come in realtà l’empatia non sia una sensazione che tocca la nostra persona (al contrario delle frasi sopra riportate), ma è piuttosto un qualcosa che ci permette di comprendere l’altro.
Chi è la persona empatica?
La persona empatica è quella persona che riesce a comprendere lo stato d’animo altrui e a sentirlo dentro, consentendo così una profonda comprensione ma senza il coinvolgimento emotivo.
Che significa “senza coinvolgimento emotivo”?
Uno psicologo, ad esempio, comprende il malessere del paziente e lo aiuta e lo guida verso la sua guarigione. Ascolta i suoi problemi e insieme a lui cerca la strada per un miglioramento. Lo comprende, empatizza, ma non si fa coinvolgere emotivamente, questo perché altrimenti anche lui entrerebbe nello stesso loop irrisolto del paziente e non sarebbe di nessun aiuto.
L’empatia è quindi quel delicato equilibrio tra la comprensione emotiva ed il totale coinvolgimento.
Tutti abbiamo questa capacità, bisogna solamente saperla riconoscere e coltivarla, senza confonderla con la sensibilità (che è alla base dell’empatia perché permette l’apertura alle proprie sensazioni) o con la compassione.
Possiamo definirlo un super potere? Forse. Ma non è il super potere della lettura della mente. Ci consente, sì, di comprendere se l’altro ci sta mentendo, ma se ci sta mentendo sul suo stato d’animo. “Sto bene” e invece non sta bene per niente.
Una persona empatica non è costantemente arrabbiata con gli altri, costantemente all’attacco e piena di giudizi e pregiudizi.
L’empatia è il super potere che ci permette di perdonare, è il superpotere della comprensione, della condivisione e dell’ascolto che può aprire le porte ad un mondo più obiettivo, meno arrabbiato e meno giudicante.
E tu, quanto pensi di aver coltivato la tua empatia? Riesci a connetterti con lo stato d’animo dell’altro e a comprenderlo? Oppure lo giudichi? O al contrario ti fai coinvolgere troppo?
Articolo scritto con la collaborazione di Ilenia.
2 commenti
Giustina · 18 Maggio 2022 alle 22:40
Salve ,io so cosa è l empatia averla non e facile ,l empatia ce l’ha il mio psicologo lui non mi giudica ,mi capisce anche se sono in silenzio o nel modo di parlare ,a me qualche volta mi è successo di essere empatica con qualcuno ma ci sto lavorando perché non so ascoltare l altro e mi faccio coinvolgere dall’ emozione ma sto cercando di iniziare da questo grazie x avermi dato l opportunità di esprimere la mia esperienza
Centro Pathos · 19 Maggio 2022 alle 10:25
Buongiorno Giustina! È proprio vero, non è semplice coltivare l’empatia. Tutti siamo capaci di essere empatici ma, come si dice, tra il dire e il fare…
Non sempre essere lo ci viene spontaneo e naturale, esattamente come ha detto lei, bisogna lavorarci su. Essere empatici è importante sia per chi ascolta, sia per chi è ascoltato. Chi ascolta non si fa sopraffare dalle emozioni. Chi è ascoltato si sente capito e non giudicato, non si sente sbagliato e può cominciare a muovere i primi passi per la risoluzione del problema. È un cammino complicato. Siamo esseri umani e le emozioni sono parte fondamentale di noi, ma piano piano impariamo a controllarle. La ringrazio moltissimo per aver condiviso con noi la sua esperienza che ci apre a nuove riflessioni e a nuovi scambi di pensiero.